"POESIE" - Edizioni Studi e Ricerche, Catania 1967
Sei nelle fessure
Sei nelle fessure
delle mimose
come la luce dei gabbiani
negli angoli scuri delle onde,
riverbero di ore affogate.
Sei tra gli ulivi
con la gola
raschiata di vento,
imbrunire di more senza fine.
Sei nei sentieri
ove tendono lunghi rami,
negli alberi di fico,
nelle locuste
che giacciono alle formiche,
cammino di paura e morte.
Sei nel mio cuore,
nelle mie membra di terra
ove il pensiero torna
alla matrice della vita.
[1966]
Avverto nei sogni
Avverto nei sogni
morire la tua voce;
guarda nei prati
l'aperta fronte della natura.
Ridosso cumulo
di foglie, un fumo acre
di spento usignolo:
non ascoltare profumi che non sai;
tutti i sentieri
formano una croce,
e tu qui non sali una barriera.
Perchè non ti voglio dolore
nella parola di tutti i giorni,
non voglio consumare gli istanti
per sfuggire un mare di conchiglie.
Solo così - amore - ti ho dato,
e tu anche;
non un colore ci muove,
assorto pensiero di un'attesa.
[1966]
Un fascio d'erba
Un fascio d'erba
sul muro roso dal vento,
la tua pelle di fieno,
e gli alberi sono già immobili.
Gridare negli altoparlanti
un soffio di statico dolore.
Non voglio il freddo:
la luce spenta
già quasi presaga di notte,
e il fuoco arroventa la fortuna.
[1967]
Un dipanarsi lento
Un dipanarsi lento delle cose,
il marmo già silenzio
quasi è il sole;
più niente
che non sappia di groviglio.
E già ritorno all'onda
di quei giorni
senza saperti
un'ora, o la mia vita;
e il freddo - mai capito
nella tua voce -
mi desta una paura:
quasi è la morte.
[1967]
E' quasi ormai l'inverno
E' quasi ormai l'inverno
nei nostri occhi,
una lunga sera
di silenzio
e ancora non abbiamo
un altro segno
che ci sia di conforto.
Un odore, qui, della tua voce,
(non so - e mi chiedo -
se mai ricordi
gli angoli costruiti fra due pini)
un odore alle labbra,
il tuo profumo
che ritorna nel sogno,
e già mi sveglio prima di pensare.
Un inverno che passa senza foglie
nè alberi di cielo:
in te si muta
il grigio della strada
e noi, quegli anni,
abbiamo stretti insieme.
[1967]
Dalla "Presentazione" di Renato Pernice (1967) -
Il senso di un amore nascosto tra le "fessure delle mimose", "tra gli ulivi", "nei sentieri", nelle membra fatte di terra
"ove il pensiero torna
alla matrice della vita"
è il senso di una storia intima, vissuta sofferta come solo si soffre e si vive una vita restituita alla sua naturale freschezza originaria. E allora ciò che nasce tra un uomo e una donna non può essere falso, artefatto, ma nasce da un bisogno fisico profondamente umano di completarsi a vicenda come pezzi ricomposti di un medesimo inscindibile mosaico.
" trovarti in me è attendere,
e noi formiamo all'onda di ogni giorno
una zattera forte
che ci regga ".
Questi versi ci aiutano a rintracciare nella raccolta di Gardini ciò che in fondo risulta essenziale alla comprensione del mondo dell'autore. Oggi si parla spesso di amore in termini molto prosaici: lo si identifica con il sesso, oppure lo si traduce in termini di interesse o peggio ancora. [...]. In questo senso il messaggio del Gardini, nato nel contesto stesso del suo racconto (nell'ambito quindi di una poesia scevra da ogni didatticismo), nel restituire all'amore il suo semplice significato originale, ce ne schiude tutta l'umanissima verità, liberandolo da ogni ossessiva sovrastruttura, ce lo propone così come noi tutti lo vorremmo.
Il fatto poi che la parola ci viene da un giovane ci fa ben sperare per il futuro.
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